Alcuni stemmi rinvenuti presso il deposito dell’area archeologica di Enkomi

di Simone Castronovo

Nel presente articolo saranno analizzati alcuni frammenti litici decorati con elementi araldici che si trovano presso l’area di stoccaggio di materiale archeologico del sito archeologico di Enkomi, nel Distretto di Famagosta in Cipro. Tali reperti sono stati esaminati nel mese di agosto 2022 e sono rispettivamente una lapide corredata di relativa iscrizione e stemma araldico, e un bassorilievo raffigurante solo uno stemma.

Non è conosciuta l’esatta provenienza dei due frammenti, tuttavia, nelle immediate vicinanze dell’area archeologica vi sono alcuni luoghi di eccezionale importanza storica, per citarne alcuni ricordiamo i resti della città di Salamina e la città di Famagosta. E’ da escludere che i reperti siano stati rinvenuti nella stessa area archeologica di Enkomi poiché il sito fu abbandonato nel XI sec. a.C. per dare successivamente vita al vicino insediamento di Salamina e non vi sono evidenze di frequentazioni di età medievale.

L’ipotesi che i reperti provengano dalla vicina città di Salamina potrebbe trovare riscontro nell’eccezione in cui questi sarebbero stati conservati nel monastero di San Barnaba la cui fondazione risale al 477 d.C. (per poi essere successivamente riedificato nel 900 nelle forme attuali), nel XVIII secolo. La struttura monasteriale sorge nell’area su cui si estendeva la necropoli della città di Salamina e dove la tradizione colloca il ritrovamento del corpo dell’omonimo santo. Non è tuttavia conosciuto se il monastero fungesse anche da luogo di sepoltura per i latini o se nella struttura medievale vi si conservassero lapidi commissionate da committenze franche e successivamente veneziane.

Infine vi è l’ipotesi, forse la più plausibile, che vede l’originaria collocazione dei reperti nella vicina città di Famagosta; questo centro nel 647 a seguito della distruzione di Salamina (allora ribattezzata Costantia) da parte degli arabi, ne accolse gli esuli e da quel momento diventò il principale centro della costa.

Nel XII secolo vi si insediarono i cristiani in fuga dalla Siria e dalla Palestina contribuendo in maniera significativa allo sviluppo della città che diventerà una delle più floride del Mediterraneo. Nel 1372 la città fu conquistata dai genovesi i quali la governarono fino al 1464 quando il re di Cipro la riconquistò. Con il 1489 la città, come tutta l’isola, passò sotto il dominio veneziano fino al 1571, anno della conquista veneziana appunto.

Durante il periodo medioevale e durante quello veneziano la città conobbe un momento di forte sviluppo architettonico che vide sorgere, tra le altre opere, numerose chiese ed edifici pubblici che conservavano anche iscrizioni spesso correlate di stemmi gentilizi o civici. Con l’avvento degli ottomani le lapidi e i simboli del potere furono in gran parte rimossi; molti edifici caddero in disuso e in rovina e furono utilizzati come “cave” per la costruzione di nuovi edifici. Questo fenomeno di riuso contribuì in maniera significativa alla circolazione di elementi architettonici nelle aree limitrofe alla città. A supporto dell’ipotesi sull’originario contesto di provenienza dei reperti di cui sopra da Famagosta, vi è anche il corpo di una grande statua di un leone di San Marco mutilato, del tutto simile a quello conservato nei pressi della Porta del Mar della stessa città.

Il primo reperto analizzato è un grande blocco litico squadrato, portante un’iscrizione con al centro un blasone. L’iscrizione riporta :

 MCCCXXII• DIE•III•MENSIS•IANII

DNS•BALIA                NUS•MARABO

TUS•[ ]UIS•                 IANUEN•DIEM

CLAUSIT•EX              TREMUM• CU

IUS•ANIMA•REQ        ESCAT•INPACE

Così traducibile:

1322 III GIORNO DEL MESE DI GENNAIO

IL SIGNORE VALIANO MARABOTTO

CITTADINO GENOVESE CONCLUSE

LA SUA ULTIMA GIORNATA

LA SUA ANIMA RIPOSI IN PACE

Lastra di Valiano Marabotto

Lastra di Valiano Marabotto (foto S. Castronovo)

L’iscrizione ci restituisce alcune importanti ed interessanti informazioni, ovvero la probabile destinazione funeraria della lastra e la persona alla quale questa era dedicata: Valiano Marabotto.

I Marabotto furono una famiglia consolare della Repubblica di Genova della quale un membro, tale Ruggero, rivestì la carica di console della Repubblica nel 1167 e nel 1169[1]. Gli interessi mercantili della famiglia in tutta Europa sono attestati fino alla fine del medioevo come nel caso del Portogallo del XV secolo[2]. Relativamente allo stemma presente nella lastra esso rispecchia le fattezze descritte dallo Scorza[3] ovvero: d’oro all’aquila di rosso sormontata da tre sfere dello stesso.

Stemma della famiglia Marabotto

Stemma della famiglia Marabotto (a cura di S.Castronovo)

Alla luce di tali deduzioni si può asserire che la lastra oltre ad avere una funzione tombale, fosse collocata in un’area cimiteriale e che, dato il rango del defunto, con estrema possibilità si trattasse dell’interno di una chiesa. Su tale punto già nel concilio di Magonza dell’813 si stabilì il diritto di sepoltura all’interno delle chiese solo a favore dei prelati e di determinate fasce di fedeli che spesso combaciavano con i membri delle aristocrazie locali, mentre le persone comuni trovavano sepoltura presso l’area adiacente alla chiesa. Famagosta era particolarmente famosa per l’elevato numero di chiese di rito latino presenti entro le proprie mura, chiese che furono costruite a partire dal XII secolo.

Il periodo al quale si riferisce la lapide, 1322, corrisponde ad un periodo di particolare fervore architettonico/militare (1306-1310) sotto Amalrico di Tiro, al quale seguirà un periodo di fiorente sviluppo della città che attirerà l’attenzione dei mercanti di tutto il Mediterraneo. In questo contesto è testimoniata la presenza dei genovesi da alcuni atti notarili redatti in Famagosta[1]; la lastra rinvenuta conferma la presenza di ceti aristocratici genovesi ancora prima della presa della città da parte dei genovesi stessi avvenuta nel 1373.

Il secondo frammento raffigura uno stemma sprovvisto di ogni iscrizione pertanto è difficile attribuire una data certa allo stesso.

La

La “Lastra veneziana” (foto di S. Castronovo)

A livello artistico si può collocare il manufatto tra il XV e il XVI secolo presumibilmente sotto la dominazione Veneziana.  Il leone rampante, apparentemente senza alcun ulteriore attributo, ricorre in numerosi stemmi di famiglie patrizie veneziane come i Barbaran, i Gussoni o i Piovene; analogamente alla lastra Marabotto, è probabile che anche questo reperto provenga dalla città di Famagosta. Non ci è dato sapere, tuttavia, se sia riconducibile ad un contesto funebre o, se era invece, riferibile ad un contesto civico.

In conclusione i reperti esaminati essendo conservati in un deposito non possono con esattezza fornirci indicazioni sulla loro posizione originaria, tuttavia essi ci restituiscono uno “spaccato storico” sull’area di Famagosta nel periodo basso medievale e rinascimentale, dove le famiglie italiane, prima genovesi e poi veneziane oltre che curare i propri interessi commerciali avevano fatto di Cipro la propria dimora, vedendo nell’Isola una parte integrante della loro patria.

[1] Württembergische Landesbibliothek, Stuttgart, Cod. hist. qt.391, lettera n. 70, di Cornelio Desimoni a Wilhelm Heyd, del 9 novembre 1882.

[1] Corallanza G.B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol.1, Pisa 1886, pag. 263.

[2] D’Arienzo L., La presenza degli italiani in Portogallo al tempo di Colombo, Roma 2003, pag. 582.

[3] Scorza G., Le famiglie nobili genovesi, Genova 1924.

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